Federica

Volevo soltanto dire che al di là delle “istruzioni per l’uso”, gli strumenti e le cose sono, nella vita degli uomini, i mezzi con i quali essi compiono o cercano di compiere il rito della vita e se c’è una ragione per la quale esiste il design, la ragione – l’unica ragione possibile – è che il design riesca a restituire o a dare agli strumenti e alle cose quella carica di sacralità per la quale gli uomini possano uscire dall’automatismo mortale e rientrare nel rito.

Ettore Sottsass, “Domus”, Milano, n. 386, gennaio 1962

 

“Sicuramente voi che leggete state pensando che la mia conquista comportava di necessità qualcosa di molto sgradevole: dormire con un essere menomato, se non mostruoso molto brutto. Il fatto è che voi la leggete questa storia, e mi anticipate, mentre io la vivo, la vivo ancora.”

Goliarda Sapienza, “L’arte della Gioia”, Edizione Stampa Alternativa Nuovi Equilibri, 1994

 

Io sono una forza del Passato.

Solo nella tradizione è il mio amore.

Vengo dai ruderi, dalle chiese,

dalle pale d’altare, dai borghi

abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,

dove sono vissuti i fratelli.

Giro per la Tuscolana come un pazzo,

per l’Appia come un cane senza padrone.

O guardo i crepuscoli, le mattine

su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,

come i primi atti della Dopostoria,

cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,

dall’orlo estremo di qualche età

sepolta. Mostruoso è chi è nato

dalle viscere di una donna morta.

E io, feto adulto, mi aggiro

più moderno di ogni moderno

a cercare fratelli che non sono più.

 

Pier Paolo Pasolini, “Una forza del passato”, tratta da “Poesia in forma di rosa”, Garzanti, Milano 1964

 

 

 

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Rosanna

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“Quando la merda varrà oro, il culo dei poveri non apparterrà più a loro.”

 Detto portoghese

 

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“La verità, come la luce, acceca. La menzogna invece è un bel crepuscolo, che mette in risalto tutti gli oggetti.”

Albert CamusLa caduta, 1956

 

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“Solo ciò che è trascorso o mutato o scomparso ci rivela il suo volto reale.”

Cesare Pavese, Terra d’esilio, 1953

 

 

 

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Eleonora Marzadro

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“Ciò che nel collezionismo è decisivo, è che l’oggetto sia sciolto da tutte le sue funzioni originarie per entrare nel rapporto più stretto possibile con gli oggetti a lui simili. Questo rapporto è l’esatto opposto dell’utilità, e sta sotto la singolare categoria della completezza. Un grandioso tentativo di superare l’assoluta irrazionalità della semplice presenza dell’oggetto mediante il suo inserimento in un nuovo ordine storico appositamente creato: la collezione.”

Walter Benjamin – Passages

 

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Ho una vasta collezione di conchiglie, che tengo sparse per le spiagge di tutto il mondo.

Steven Wright

 

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Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro.

Dag Hammarskjöld

 

Beatrice Barozzi

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Il designer, contrariamente all’artista e allo stilista, non ha uno stile suo personale col quale risolvere formalmente qualunque problema. La produzione di un vero designer non ha elementi estetici particolari che caratterizzano ciò che progetta, egli può produrre una lampada sferica o cubica o tubolare, ma il suo primo scopo è che faccia luce e che abbia un giusto prezzo in relazione al materiale di cui è composto. Egli può occuparsi di produzioni molto diverse come funzioni, materiali e tecniche, proprio perché non ha uno stile suo, ma le forme che verranno fuori saranno il risultato di una soluzione ottimale di ogni elemento che concorre a formare l’oggetto.

Il vero designer può progettare un mobile, un giocattolo, una struttura metallica, può occuparsi di un problema di illuminazione o altro, tutti diversi tra loro, non perché sia un genio, ma perché ha un metodo di progettazione che lo conduce a soluzioni logiche ed anche estetiche tutte diverse, secondo i materiali, le tecniche e le funzioni.

Bruno Munari

 

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La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica.

Adriano Olivetti

 

Conservatorismo primario e neofilia

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“Durante gli ultimi 40.000 anni di evoluzione umana, di fronte al manifestarsi di un’ improbabilità supplementare, la reazione standard è consistita, a ben vedere, in una difesa incondizionata. Tutte le antiche civiltà, risalendo fino alle forme paleolitiche primordiali, risultano iperconservatrici rispetto le loro condotte di superficie. Sembrano innervate di un’ ostilità viscerale verso l’ innovazione, forse perché sollecitate fino al limite delle loro capacità dal compito di trasmettere alle generazioni successive, senza soluzione di continuità, i propri contenuti consci, le proprie convenzioni simboliche e tecniche. Alla base delle civilità in quanto tali vi è, senza eccezioni, la contraddizione di fondo tra il congenito atteggiamento neofilo dell’ Homo sapiens e la predisposizione neofobica, inizialmente inevitabile, degli apparati normativi. Poiché la riproduzione dei contenuti rituali e cognitivi costituisce la prima e unica preoccupazione di tali civiltà, il loro cammino attraverso le epoche è pesantemente neoclastico: la furia distruttiva contro la novità in generale precede di parecchi millenni quella contro le immagini. Per ogni Catilina, per ogni rerum novarum cupidum, troviamo diecimila difensori del vecchio, secondo il modello offerto da Catone. Poiché tuttavia anche le civiltà più stabili vengono continuamente infiltrate da innovazioni simboliche e tecniche, sia grazie a invenzioni autoctone sia per via dei contatti infettivi con le arti delle culture confinanti, esse camuffano astutamente le novità di quanto è stato appena adottato, attribuendo gli elementi ormai penetrati, e nolens volens integrati, a una trasformazione di quanto giace sul fondo del proprio patrimonio più antico, come se tali elementi appartenessero da sempre al cosmo locale.In una siffatta integrazione del nuovo nell’ arcaico troviamo una delle principali funzioni del pensiero mitico: rendere invisibili in quanto tali le improbabilità vissute, siano esse eventi o innovazioni, e retrodatare all’ “origine” l’ invadente novità ormai impossibile da ignorare.”

Estratto da Devi cambiare la tua vita, Peter Sloterdijk, Raffaello Cortina, 2010