Workshop: The state of…

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IMG_7020 IMG_7023IMG_7018Local, global, memory, exhibition, curating, identity, telling, putting on stage, territory, mythology, magic, translation, history, tecnique, authenticity, visiting, collection, XXX. Diciannove parole, diciannove concetti, più di trecento schizzi, ventisette tubetti di colore, trentaquattro pennelli e diciannove bandiere.

Visitando i primi musei ci siamo sentiti spesso ripetere alcune parole come autenticità, territorialità, tradizione e lo scopo del primo workshop “The state of” è stato proprio di rappresentare questi concetti astratti sottoforma di un’immagine. Il risultato finale avrebbe dovuto essere una bandiera che rappresentasse uno dei diciannove termini prescelti.  La bandiera poteva contenere un’illustrazione, un simbolo, un segno, un pattern che indicasse più o meno chiaramente il concetto prescelto, cercando di rappresentarlo in modo originale e personale.

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Durante l’intero workshop l’atmosfera dell’atelier è stata molto entusiasmante e vivace. Bandiere, colori, pennelli e acrilici ovunque! Piano piano dai primi bozzetti, realizzati da tutti per aiutarci a condividere le prime idee, siamo passati a delle idee più definite, fino ad arrivare a dipingere direttamente sulla tela. IMG_7058

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IMG_7088 Il risultato finale sono state diciannove bandiere molto colorate e diverse tra loro che una volta stese, l’una vicino all’altra creavano una sorta di patchwork di forme e colori originali. Una volta presentati i nostri lavori e dopo una breve discussione assieme, abbiamo deciso di festeggiare la fine del primo workshop con una piccola festicciola 🙂

Francisco Rebelo

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“Every culture, however primitive or advanced, is absolutely dependent on its artifacts for its survival and self-realization.”

E. McClung Fleming; Artifact Study: A Proposed Model; 1974

 

 

“Nothing less than the whole of the past is needed to explain the present, and in this difficult task we cannot afford to neglect the unrecorded past.”

E. Estyn Evans; Irish Folk Ways; New York; Devin-Adair; 1957

Noemi

Ho letto da qualche parte che nella vita importa non già di essere forti, ma di sentirsi forti. Di essersi misurati almeno una volta, di essersi trovati almeno una volta nella condizione umana più antica, soli davanti alla pietra cieca e sorda, senza altri aiuti che le proprie mani, e la propria testa.

Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile con le persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. E un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?

Emile Hirsch

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Matilde

Sig. Peer al Museo della Farmacia ci mostra l'erbario

Sig. Peer al Museo della Farmacia ci mostra l’erbario

 

Documenti e pagelle scolastiche al Museo di Cultura Popolare

Documenti e pagelle scolastiche al Museo di Cultura Popolare

L’atto di disfarci di ciò che non ci serve più svela ed esalta il carattere esclusivamente utilitaristico del rapporto che intratteniamo con gli oggetti della nostra vita quotidiana. […] È un rapporto con gli oggetti perfettamente “razionale”, cioè funzionale al perseguimento della nostra “utilità”, al punto da sembrarci ovvio. Questa convinzione potrebbe però incrinarsi se sospettassimo che il rapporto che intratteniamo con gli oggetti di uso quotidiano abbia finito con l’improntare di sé gran parte dei nostri rapporti con il mondo in cui viviamo: cioè, non solo con gli oggetti materiali, ma con il nostro stesso corpo, con l’ambiente, con le altre persone ecc.

Guido Viale, Un mondo usa e getta Feltrinelli, Milano 1994

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Anna Damoli

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“Una collezione é stata anche definita come un insieme di oggetti naturali o artificiali, mantenuti temporaneamente o definitivamente fuori dal circuito delle attività economiche, soggetti a una protezione sociale in un luogo chiuso a tale scopo, ed esposti allo sguardo del pubblico” Karl Pomian

Chiara Rovescala

-Ogni avvenimento, ogni presenza, lascia dietro di sè tracce che possono essere transitorie o permanenti. Una traccia può essere fugace e lasciare una presenza solo nei nostri ricordi oppure essere materiale, conservare in sè ciò che è accaduto e raccontarne la storia a chi la vede. Quello che avviene in un luogo, […] rimane cone “fantasma del passato”, anche quando non lascia tracce visibili.

Supplemento di Abitare #509, 02/2011
From place to place – Hotel stories

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– Non sono malato, sono soltanto ricco, ricco, ricco…

Marina Jarre “Il tramviere impazzito e altre storie” – Einaudi, 1962

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Alice Dal Ferro

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La tradizione è una bellezza da conservare, non un mazzo di catene per legarci.

Ezra Pound

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La lettura […] ci insegna ad accrescere il valore della vita, valore che non abbiamo saputo apprezzare e della cui grandezza solo grazie al libro ci rendiamo conto.

Marcel ProustIl tempo ritrovato, 1927

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Cultura è ciò che resta nella memoria quando si è dimenticato tutto.

Burrhus F. Skinner

Joana Blasques

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“As for collecting proper, it has a door open onto culture, being concerned with differentiated objects which often have exchange value, which may also be ‘objects’ of preservation, trade, social ritual, exhibition — perhaps even generators of profit. Such objects are accompanied by projects. And though they remain interrelated, their interplay involves the social world outside, and embraces human relationships. […] In point of fact, moreover, we cannot avoid the question whether objects can indeed ever come to constitute any other language than this: can man ever use objects to set up a language that is more than a discourse addressed to himself?”

Jean Baudrillard. The System of Objects (Le système des objets, 1968). Verso, London, 1996.